VENTURINO G., FORTUNATO F. , IODICE P.: Analisi psichica: senso di benessere – malessere nella terapia estetica – Wellness/malaise in Aesthetic Medicine

Venturino G. (*), Fortunato F. (*), Iodice P. (*)

Analisi psichica: senso di benessere – malessere nella terapia estetica

  • Comunicazione alle VI Giornate di Studio GISDI: “La medicina del piacere: tra benessere e danno alla persona“, 27-29 Ottobre 2011

(*)Settore di Psicodiagnostica, Sezione Medicina Legale Dipartimento Universitario di Medicina Clinica Pubblica e Preventiva Facoltà di Medicina e Chirurgia, Seconda Università degli Studi di Napoli

 

  • Riassunto:
  • Di frequente nei soggetti, vittima d’incidente con grave deturpazione del volto o di altre parti del corpo si osservano altrettanto serie ripercussioni psicologiche. Nella fattispecie tali disarmonie fisiche (del viso o del corpo) possono, insieme con altre comorbidità, provocare un processo degenerativo influente e danneggiante la salute mentale del soggetto in questione. Tale cambiamento fisico tende ad agire in modo sintomatico sulla salute mentale. Insorgono sentimenti d’inadeguatezza, di bassa stima, d’insufficienza, d’inferiorità che inducono a una percezione negativa del proprio corpo e, come accade nella favola del “Brutto anatroccolo”, il soggetto in esame, finisce con l’isolarsi, col ritirarsi dal mondo esterno. Un intervento di chirurgia estetica in tale caso può risolvere, eliminare una delle cause del malessere, poiché come per qualsiasi altro intervento chirurgico, va ad agire sulla salute globalmente intesa. È ovvio che come tutti gli interventi chirurgici esso comporta dei “costi e benefici”, su cui, il soggetto dovrebbe preventivamente essere informato, in modo da poter decidere con serenità, il trattamento estetico indicato, evitando e prevenendo amare e cocenti delusioni. A nostro modo di vedere questa chirurgia estetica, configurandosi come vera e propria cura, ci sembra necessaria al benessere psico-fisico del soggetto rispetto a quella improntata su motivi vanesi solo per mantenere la propria immagine immutata nel tempo come solitamente si osserva in personaggi pubblici, televisivi e/o politici. Di qui l’immagine che perviene al soggetto medio è quella di un prioritario valore dell’apparire, onde raggiungere con più facilità posti ritenuti di rilievo nella società. A questo punto ci chiediamo: Quale intervento chirurgico può conservare l’immagine interna della giovinezza ed emendare quella rugosa, cicatrizzata dagli eventi della vita, invecchiata dagli anni? Questo impossibile ritratto di Dorian Gray ci ha spinto ad approfondire conseguenze psicologiche in soggetti sottoposti a interventi di chirurgia estetica volti a modificare la propria immagine corporea.
  • Parole Chiave: Estetica – Benessere / Malessere – Psicologia
  • Abstract:

Wellness/malaise in Aesthetic Medicine.

  • Frequently in subjects, victim of acute disfigurement of the face or other body part , is noted likewise serious psychological repercussions. In this case such physics discord (of the face or of the body) can cause, with other comorbidity, an influential degenerate process and a damaging of the mental health of the subjects.
  • This physics change aim to work symptomatically on the mental health.
    It rise feelings of inadequacy, low admires, insufficiency, inferiority that induce to negative awareness of the own body and, like the tale of the “Ugly Duckling”, the subject in exam, end up being isolated, retired from the outside world.
  • An aesthetics surgical intervention in that case can resolve, remove one of the malaise cause, since like for any other surgical intevention, it act on the health globally accord.
    Is obvious that like all the surgical intervention it imply “cost and benefit”, with which, the subject must be informed beforehand, in order to decide with serenity, the indicated aesthetics treatment, to avoid and prevent bitter and burning delusions.
  • In our own way to see this aesthetics surgery,emerge like outright care, seems to us necessary to the psyco-physics welfare of the subject towards that marked on vain motif only for manteining the own figure unchange in time like usually is observed in public, television and politics figure.
  • Hence the image that reach the medium subject is a priority value to appear, in order to reach easily relief position in the society.
  • But at this point we do wonder: What surgical intervention can keep the inner image of the youth and emend that rough one, scabbed by the event of life, aged by the years?
    This impossible picture of Dorian Gray motivate us to delve psychological conseguences in subject submit to aesthetics surgical intervention turn to alter the own corporal image.

Keywords: Aesthetics – Welfare / Malaise – Psychology

 

Premessa

Corpo giovane, armonioso, scattante, canone di bellezza statuaria, eterea deità greca. Archetipo che l’Io ha del proprio se-corporeo; immago tendente a resistere al tempo con stabilità e incorruttibilità, sebbene sottoposto alle involutive mutazioni sin dalla nascita. L’Io tende a bay-passare, a non accettare le modifiche del se-corporeo indotte, dal logorio del tempo o da altre cause esterne: nei soggetti, vittima d’incidente con grave deturpazione dell’aspetto fisico si osservano altrettanto serie ripercussioni psicologiche. In tale momento di grande turbamento, le disarmonie (del viso o del corpo) possono, insieme con altre comorbidità, provocare un processo degenerativo mentale del soggetto in questione. Nella fattispecie, ciò accade quando l’Io non ha sufficienti risorse per orientarsi e poter superare quanto gli sta accadendo (Io debole). Insorgono sentimenti d’inadeguatezza, di bassa stima, d’insufficienza, d’inferiorità che inducono a una percezione negativa del proprio se-corporeo. In tal caso, l’oggetto per salvarsi si rifugia nell’interno, rompendo i contatti col resto del mondo come accade nella favola del “Brutto Anatroccolo”, isolandosi, ritirandosi dall’ambiente esterno incrinando e frantumando l’Io in tanti pezzi (1). Quando l’Io è forte, creativo, invece, ricorre a tutte le sue energie per poi intraprendere una sfida contro il tempo che persisterà finché avrà vita, fino all’ultimo respiro. Un corpo sano, giovane, bello, oggetto di desiderio da parte degli altri può rendere accettabile anche l’Io più malmesso. Luogo delle nostre verità segrete o evidenti, l’Io personifica la totalità vitale naturale in primis corporea, dove la pelle, elemento di confine col mondo esterno, visibile a noi e agli altri svolge un ruolo primario sia nelle modifiche evolutive fisiologiche che nelle reazioni neurovegetative, specifiche della razza umana, quali, l’arrossire e l’impallidire, reazioni fisiologiche a emozioni psicologiche interne. “I piaceri della pelle” sono una tentazione continua ma anche sale fecondo del corpo e nutrimento sapido dell’Io (2).  L’esposizione del corpo è la realtà assoluta, non si può nascondere, ne camuffare le imperfezioni ma, con la chirurgia estetica, mirata alla cura delle malformazioni temporali, quali cicatrici, rughe e altre deturpazioni, il problema può essere aggirato, operando il miracolo nell’eliminare una delle cause del malessere interiore. È noto che qualsiasi intervento chirurgico agisce sulla salute globalmente intesa. I traguardi conseguiti in merito, oggi più che in passato tendono a sostenere quindi, il bisogno d’onnipotenza umana sulla natura, bandendo la vecchiaia ritardandone la fine. Con l’ausilio di tali terapie il corpo può così permettersi una perfetta silhouette e forma fisica, un volto giovanile che dà l’illusione d’oltrepassare il confine della propria sventurata fisicità, vincere l’immortalità, conquistare l’elisir di lunga vita. Tale visione positivistica sembra essere sostenuta dal miglioramento alle performance relazionali e fisiche dei soggetti sottoposti a intervento di chirurgia plastica (3). A nostro modo di vedere la chirurgia estetica, configurandosi come vera e propria cura, finalizzata al benessere psico-fisico del soggetto oggi è abusata, tesa a scopi lucrativi. Difatti, siamo bombardati da messaggi promozionali incentrati sulla propaganda della forma, della bellezza quale fonte di benessere e sinonimo di felicità. Tale forma pubblicitaria improntata su motivi vanesi per mantenere la propria immagine immutata nel tempo è accolta e praticata in particolare, dai personaggi pubblici, televisivi e/o politici costretti a mantenere il proprio “status – quo”. L’immagine propinata al “soggetto medio” è quella di un valore prioritario dell’apparire, il quale consente con più facilità posti di rilievo nella società. A questo punto ci chiediamo: L’intervento chirurgico può conservare l’immagine della giovinezza ed emendare quella rugosa, cicatrizzata dagli eventi della vita?  Questo impossibile ritratto di Dorian Gray ci ha spinto ad approfondire le conseguenze psicologiche in soggetti sottoposti a interventi di chirurgia estetica volti a modificare la propria immagine corporea.

 

Analisi- psicodinamica

L’Io, simbolo rassicurante della coscienza, si svela con le qualità della mente, pensare, decidere, agire ecc., attraverso cui, il soggetto sa d’essere un’entità concreta, una parte integrante del grande sistema umano ma, individuo che si differenzia dagli altri. L’Io regola e governa gli istinti con un principio di convenienza, razionale, logico, pratico, morale, per potersi adeguare con accreditate condotte culturali in un dato luogo e tempo. In quanto, manifestazione dell’adattabilità dell’intelligenza umana, non è esente da debolezze, può disporsi a divenire cedevole, accomodante, smentirsi e trasformarsi all’occorrenza e, nonostante, questi preziosi compiti di riferimento può venire meno o trasgredire agli ideali che lo informano (4). A questo, si consideri che sebbene l’Io, percepisca, ragioni e soffre in prima persona, si rende conto che non potrà mai possedere il proprio corpo, né tantomeno sapere definitivamente con sicurezza di sé.

Si può ignorare il proprio Io (chi siamo) ma, non il corpo, dato certo, che respira, pulsa, desidera, si muove, gode o soffre. Materia talvolta ingombrante, molesta, fastidiosa, corporea ma, parte vitale, punto di partenza cui attinge l’essere per aver coscienza. Ogni atto umano conferisce al corpo una plasticità empirica evidenziando le sue radici materiali, insite nell’essere vivente. Un corpo palpabile che rende inquieto l’Io, quando le sue richieste irrealizzabili ne contrastano l’autonomia, pretendendo la sua incorruttibilità al trascorrere del tempo. A tal proposito, può essere indicativa la reazione del se – corporeo per un danno subito, fronteggiato con inerzia e apatia, sentimenti che conducono a un disfacimento masochistico – autolesionista. Tale ribellione del corpo è attuata per svincolarsi dall’Io, il quale non potendo sottrarsi, assiste inerme alla sofferenza, al dolore, alla malattia, al decadimento e alla morte: “Principio d’indefinitezza tra l’Io e il Corpo” (5).

Analisi psico – sociale

Nella società “dell’immagine e della forma” cosa ne è della relazione Io – se corporeo? L’Io spesso si trova retrocesso al ruolo di consigliere: talvolta pedante, impegnato nell’evitare la distruzione del sé – corporeo, utilizzando ogni mezzo per la conservazione della gioventù, soddisfacendo l’ideale dell’immortalità. Desiderio sostenuto dall’ambiente che osanna nella potenza fisica, il vigore di questo uomo debole nel profondo, bisognoso di conferma dal sociale: “Non sei affatto cambiato, gli anni non sono passati, beato te”. Per raggiungere tale scopo si fa ricorso a terapie, a interventi di chirurgia, a trapianti, alla cosmesi, e quanto altro è proposto dal mercato (6). Quanto costa? In termini economici è semplice risalire alle parcelle vertiginose mentre, a livello di costo – benefici della persona, non sempre vi è un calcolo obiettivo. Chi pratica tali cure è emblema di una nicchia della società moderna potente economicamente che ricopre nella piramide sociale le posizioni di vertice. La maggioranza delle persone comuni nell’imitare tali comportamenti, in particolare i giovani desiderosi di successo nel far colpo con un bel corpo, “vanno a rifarsi” ma, non possedendo capacità economiche adeguate, si affidano o alle cure di medici inesperti o farsi impiantare protesi di livello scadente, tali condizioni conducono a complicanze di vario tipo (funzionali – psicologiche).

Talvolta, il risultato può non essere consono alle attese e il soggetto dopo l’intervento estetico può correre il rischio di rigettare la propria identità, assumendo quella creata dall’intervento, nuova ma, falsa. Una deviazione mentale data dall’osservare l’immago ricostruito allo specchio, visione magica che elude la vecchiaia, annullando il tempo proponendo una visione utopica dell’eternità. Questo comportamento basato sul concetto “dell’elisir d’eterna giovinezza” è proposto dai VIP del “jet set” mondiale. Messaggio effimero che si basa sull’ideale di un’immagine corporea di involucro custodita e fissata intatta nel tempo (principio intellettuale presente nella civiltà dell’antico Egitto).

Eppure, non tanti lustri fa, passeggiando per le vie delle città si notavano le differenze che il tempo propone alla vita: l’infanzia con la sua spensieratezza nel gioco, la giovinezza con l’istintività passionale del proprio atto, la maturità con la presa coscienza della propria potenza e la senilità con la maturata, esperienza della saggezza. Fasi che secondo la diversa età rappresentavano l’immagine di uno specifico percorso evolutivo. Al bambino non era richiesto di “scimmiottare” il comportamento adulto come oggi purtroppo accade e, quindi, l’infanzia celermente da posto a una pseudo maturità che pone problemi esistenziali nella fase adolescenziale ponte tra l’infante e l’adulto. La giovinezza, epoca del batticuore dei primi innamoramenti, della conquista, dell’attesa del principe o della principessa dei sogni è bruciata, sostituita dalla ricerca della seducente forma fisica. Il giovane ricorre alla chirurgia estetica, a diete inadeguate che forzatamente creano stereotipi proposti dai mass – media. Assistendo, a un concorso di bellezza non si nota la diversità tra i soggetti ma un appianamento del campione, tutti i partecipanti sono simili a livello fisionomico.  Come scegliere la più bella/bello …., l’uno vale l’altro? Un piccolo ritocco estetico risolve tutto: Sei bellissima/mo ma, come tutti gli altri. Un nasino con la punta in su, un seno armonioso, un ventre piatto, le gambe affusolate, i glutei turgidi e tutte le altre parti del corpo sono modificabili, tanto è vero che ognuno può assurgere al proprio ideale di forma diventando o una “Barbie” o un “Ken”. Chi sono alla fine costoro? Quale, identità?

Alle cure della chirurgia estetica bisognerebbe rivolgersi non nei casi succitati ma per ristabilire la precedente immagine deturpata da incidenti, malattia o da malformazioni congenite. Esempi esaustivi sono: l’asportazione della mammella per neoplasia, cicatrici gravi provocate da ustioni, ricostruzione del setto nasale per problemi respiratori, dentatura inadeguata, e altre alterazioni che creano un diverso nella società. Ottimo rimedio che serve a ristabilire il sentimento di autostima nelle relazioni interpersonali per l’adeguamento sociale.

Prima di modificare l’immagine corporea si dovrebbe prevedere un esame psichico approfondito, che ne accerti lo stato d’equilibrio psico-fisico del soggetto al fine di evitare la perdita della stabilità emozionale – cognitiva. Bisogna che mente e corpo siano bilanciati tra loro e che l’immagine mentale sia corrispondente a quella corporea, se ciò non avviene, il soggetto rischia confusione e perdita del ruolo. Una persona di 50 anni che subisce un intervento di chirurgia estetica che porta cambiamenti radicali dell’aspetto ringiovanendola di trenta anni, subisce seri problemi (7). Col progredire negli anni cambiano gli schemi cognitivo – emozionali e gli interessi mutano modificando l’assetto corporeo, le motivazioni sono diverse e l’aspirazione è mantenere una salda posizione sociale. In gioventù la condizione è diversa tutto è in divenire, si è incerti sul da farsi, s’inizia faticosamente il cammino sociale. Nel soggetto che ha apportato alla sua mente e al suo corpo una mutazione generazionale non ha similitudini se non artificiali con una condizione naturale di gioventù. L’illusione del riappropriarsi della vitalità persa conduce il soggetto a vivere uno stato di disagio, la relazione interpersonale acquisita con i giovani è falsata mentre, quella con coetanei risulta conflittuale per il tradimento al ciclo biologico, risultante formale e vuoto (8). Tale accadimento è mostrato con accurata sensibilità nelle pellicole dei film: “Un re a New York” di Charlie Chaplin che descrive un conflitto generazionale, un re europeo si muta nel volto per mettersi a pari con il tempo in cui vive ma, la chirurgia plastica non gli consentiva di esprimersi con naturalezza, tanto che alla fine egli preferisce la sua vera immagine, vecchia sì, ma vera del proprio io naturale (figura 1); In “Dorian Gray” di Wilde con regia di  Oliver Parker (figura 2), l’edonismo portato al massimo dei livelli, mostra un rigetto verso l’innaturale figura di eterna giovinezza da parte di chi ha vissuto ed è invecchiato con lui.

Tale sentimento oggi non accade in modo visibile, ciò è dato dal “modus vivendi” della società moderna, che vive in una realtà virtuale. Permane che i soggetti “rifatti” vivano un blocco dei bisogni specifici della propria generazione.

 

Conclusioni

Quanto esposto porterebbe a considerare che il sé – corporeo domina l’Io nel suo esistere, essendo sottoposto alle sue oscillazioni e ai rischi della malattia. In fondo l’Io assomiglia al proprio Corpo mantenendo la propria autonomia nell’adoperarsi, nel tenere insieme e nel contenere e nell’orientare le pulsioni, le manifestazioni e i comportamenti. Il soggetto cede più volentieri alle richieste del corpo mentre alle esigenze dell’Io cui tende a sottrarsi non potendosi svincolare. Taluni disagi, infatti, possono appunto dipendere dalla repressione e dalla negazione dei propri bisogni corporei o da una decisione istintiva, avventata, la quale, termina in immotivati sensi di colpa, ciò si evidenzia: nei casi i cui esiti causano amare delusioni, interventi di chirurgia estetica senza adeguata e preventiva informazione, eseguiti senza la piena consapevolezza del soggetto. Quali delle due istanze predomina? Non è facile da identificare. Il corpo invecchia, nonostante ogni escamotage dell’Io, ne consegue che alla fine le due istanze devono tra loro bilanciarsi per poter convivere con serenità ogni istante della propria esistenza.

La chirurgia estetica e ogni altro intervento, teso a modificare l’immagine corporea dovrebbe applicarsi solo su soggetti psicologicamente preparati verso i rischi dell’intervento e nei casi in cui si accerti che non vi è altro tipo di soluzione terapeutica (9, 10).

La proposta adeguata sarebbe aiutare con un programma terapeutico il rafforzamento dell’Io, affinché il soggetto accetti le modifiche del corpo come un naturale svolgimento del ciclo della vita. Condurre il soggetto alla concretezza sostituendo il mito della deità greca con il principio della vita relazionale che purtroppo, si perde nell’effimero della realtà virtuale.
terminando, il nostro parere sull’argomento trattato può sintetizzarsi nelle parole di Anna Magnani rivolte al suo truccatore, durante le riprese del film “Mamma Roma” di Pasolini: “Non cancellarmi le rughe, lasciamele tutte. Ci ho messo una vita a farle” (figura 3).

Bibliografia

  1. Rosito: Espressione normatività. Soggettività e intersoggettività, in Theodor W. Adorno, Mimesis Edizioni, 2009;
  2. Chimirri: Psicologia del corpo, Armando Editore, 2004;
  3. Battista: Specchio delle mie brame. Psicologia della chirurgia estetica, Nuova IPSA, Palermo, 2008;
  4. Trentini: Le voci dell’io e il concerto dei valori, Franco Angeli Editore, 2004 ;
  5. Soldini: Il riposo dell’amato: una metafisica per l’uomo nell’epoca del mercato come fine unico, Editoriale  Jaca Book ,2005;
  6. Zanardi: Dinamiche interpersonali e sviluppo del sé, Franco Angeli Editore, 2001;
  7. Oddenino: Chirurgia plastica estetica, volume I: Aspetti psicologici in chirurgia estetica, Piccin Editore, 2006;
  8. G. Morselli, O. Avalon: Metamorfosi in chirurgia plastica. Aspetti psicomorfologici, SEA 2010;
  9. Mastronardi: Il benessere con la psicologia. Stare meglio con se stessi e con gli altri, Tecniche Nuove, 2003;
  10. Soldati: Corpo e cambiamento, Tecniche Nuove, 2007.
  11. American Psychiatric Association. Body dysmorphic disorder. In: DSM-IV: Diagnostic & Statistical Manual of Mental Disorders. 4th Ed. American Psychiatric Press, 1994:466-468;
  12. Perugi, HS Akiskal, D. Giannotti, et al.: Gender – related differences in body dysmorphic disorder (dysmorphophobia), J Nerv Ment Dis. Sep 1997; 185(9):578-82. [Medline].
  13. Phillips, SF. Diaz: Gender differences in body dysmorphic disorder, J Nerv Ment Dis. Sep 1997;185(9):570-7. [Medline].
  14. Ghigi: Per piacere. Storia culturale della chirurgia estetica, Il Mulino Editore, Bologna, 2008.
  15. Lemma: Sotto la pelle. Psicoanalisi delle modificazioni corporee, Cortina Raffaello Editore, 2011;
  16. Bordo: Il peso del corpo, Feltrinelli Editore, 2007;
  17. De Bono: Una Bella mente. Rendersi attraenti con il pensiero creativo. Centro Studi Eriksonn, 2007;
  18. Versili, R. Ferini: Su la maschera! Usi e abusi da Ester alla chirurgia estetica, Cittadella, 2010;
  19. Dworkin: Felicità artificiale. Il lato oscuro del benessere, Tropea, 2009.
  20. Mian: Specchi. Viaggio all’interno dell’immagine corporea, Phasar, 2006.

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